Si parla tanto – ultimamente – di Impact economy e di cosa possiamo fare per apportare il cambiamento benefico di cui il Pianeta ha bisogno; come possiamo ridurre il nostro impatto ecologico? Cosa significa impatto ambientale sulla crescita economica? Esiste una crescita economica senza danni ambientali?
La parola stessa “impatto”, ci costringe a fare un passo indietro e a riflettere sul tema. Una parola forte che riesce a evocare immagini apocalittiche, soprattutto quando ci riferiamo al nostro pianeta, agli esseri viventi e alla natura. È bene che questa parola c’intimorisca e ci spinga a prendere coscienza di quanto la nostra esistenza influisca sull’ambiente che viviamo.

Cosa significa impact economy?
Si tratta dell’impatto economico che ogni persona ha sulla vita della Terra. Un concetto, se vogliamo, non molto distante da quello dell’impronta ecologica che, nel corso della nostra esistenza, pesa sull’ambiente. Si parla – oggi – di impact economy o di “Impactability”, ovvero “impattabilità” di un’azione sul pianeta, inteso come tolleranza di quest’ultimo a subire l’azione.
È chiaro, quindi, che il sistema utilizzato finora si è rivelato disfunzionale per il Pianeta, sepolto da rifiuti, inquinato, violato nei suoi ambienti, con conseguenze devastanti.
Se ne parla oggi perché arriviamo a un post-pandemia, una crisi climatica irreversibile, un esaurimento delle risorse naturali, la scomparsa di specie animali e vegetali. E per l’umanità: crisi, grandi disuguaglianze tra popoli, che portano allo sviluppo di ideologie estreme, rivendicazioni, guerre, fame, migrazioni.
Diventa necessaria una rivoluzione: impact economy
L’approccio perseguito da Sir Ronald Cohen, finanziere e filantropo che, nel 2013, ha guidato la Task Force for Impact Investing, è proprio diretto all’agire in modo corretto, facendo del bene. In sostanza, sostiene che sia necessario, più che mai, costruire una finanza che ricerchi non soltanto il profitto, ma anche soluzioni a problemi sociali e ambientali.
Questa visione ha dato il via a un movimento globale e a una trasformazione dei mercati, la cui onda lunga finalmente è arrivata anche in Italia. Un modo di interpretare l’economia dei Paesi non solo per un ritorno in termini di guadagno, ma per un ritorno molto più ampio e importante per l’umanità e per il Pianeta.

Il discorso di Cohen sull’italia
Lo stesso Cohen ha dichiarato:
“Comporta un grande cambiamento valoriale, grazie al quale oggi, nel mondo, 30mila miliari di dollari sono investiti per ottenere qualcosa in più del solo guadagno finanziario. Il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del 3 febbraio ha evidenziato la necessità di costruire un’Italia post Covid dove le disuguaglianze si riducano, si rafforzi la coesione sociale e l’economia sia più sostenibile. Infine, ci si assuma la responsabilità del benessere delle generazioni future.
Realizzare la visione del Presidente richiede che l’Italia porti trasparenza negli impatti che le aziende creano. Le aziende svolgono un ruolo importante nel causare il cambiamento climatico e la disuguaglianza sociale, ma tutti dobbiamo lavorare insieme per creare un mondo che funzioni. Un mondo sostenibile e di progresso sociale.”
Cosa significa impatto ambientale sulla crescita economica?
Crescita economica significa aumento della produzione reale (PIL reale). Pertanto, con l’aumento della produzione e del consumo, è probabile che i costi vengano imposti anche all’ambiente. L’impatto ambientale della crescita economica include l’aumento del consumo di risorse non rinnovabili, livelli più elevati di inquinamento, riscaldamento globale e la potenziale perdita di habitat ambientali.
Tuttavia, non tutte le forme di crescita economica causano danni all’ambiente. Con l’aumento dei redditi reali, gli individui hanno una maggiore capacità di dedicare risorse alla tutela dell’ambiente e a mitigare gli effetti dannosi dell’inquinamento. Inoltre, la crescita economica causata dal miglioramento della tecnologia può consentire una maggiore produzione con un minore inquinamento.
Il classico compromesso tra crescita economica e risorse ambientali

Questa curva mostra un compromesso tra risorse non rinnovabili e consumi. Con l’aumentare dei consumi, il costo opportunità implica una minore scorta di risorse non rinnovabili.
Ad esempio, il ritmo della crescita economica globale nel secolo scorso ha portato a un calo della disponibilità di risorse naturali, come le foreste (riduzione per l’agricoltura/domanda di legno):
- Un calo delle fonti di petrolio/carbone/gas
- Perdita di stock ittici – a causa della pesca eccessiva
- Perdita della diversità delle specie: il danno alle risorse naturali ha portato all’estinzione delle specie.
Costi esterni della crescita economica
- L’aumento del consumo di combustibili fossili può portare a problemi immediati come la scarsa qualità dell’aria e la fuliggine (smog londinese degli anni ’50). Alcuni dei peggiori problemi legati alla combustione di combustibili fossili sono stati mitigati dai Clean Air Acts, che limitano la combustione del carbone nei centri urbani; dimostrando che la crescita economica può essere coerente con la riduzione di un certo tipo di inquinamento.
- Inquinamento meno visibile ma più diffuso. Mentre lo smog rappresentava un pericolo molto chiaro ed evidente, gli effetti dell’aumento delle emissioni di CO2 sono meno evidenti e, quindi, i responsabili politici sono meno incentivati ad affrontarli. Gli scienziati affermano che l’accumulo di emissioni di CO2 ha contribuito al riscaldamento globale e ad un clima più volatile. Tutto ciò suggerisce che la crescita economica stia aumentando i costi ambientali a lungo termine; non soltanto per il presente, ma anche per le generazioni future.

Questo grafico mostra le emissioni di CO2 pro capite. Mostra un aumento del 66% dell’inquinamento pro capite tra il 1960 e il 2014. Le emissioni totali sono anche più elevate, a causa della crescita della popolazione. Il periodo che va dal 1960 al 2014 è stato un periodo di forte crescita economica e, nonostante lo sviluppo di nuove tecnologie, non ha arrestato la sua ascesa. Gli ultimi anni dal 2011 al 2014 mostrano un livellamento: questo è solo un breve intervallo di tempo, ma potrebbe essere dovuto al miglioramento degli sforzi globali finalizzati alla riduzione dell’inquinamento.
- Danno alla natura. L’inquinamento dell’aria/terra/acqua provoca problemi di salute e può danneggiare la produttività della terra e dei mari.
- Riscaldamento globale e tempo instabile. Il riscaldamento globale porta all’innalzamento del livello del mare, a modelli meteorologici instabili e potrebbe causare costi economici significativi
- Erosione del suolo. La deforestazione derivante dallo sviluppo economico danneggia il suolo e rende le aree più soggette alla siccità.
- Perdita di biodiversità. La crescita economica porta all’esaurimento delle risorse e alla perdita di biodiversità. Ciò potrebbe danneggiare la futura “capacità di carico dei sistemi ecologici” per l’economia. Sebbene vi sia incertezza sull’entità di questo costo, poiché il beneficio delle mappe genetiche perse potrebbe non essere mai conosciuto.
- Tossine a lungo termine. La crescita economica crea rifiuti e tossine a lungo termine, che possono avere conseguenze sconosciute. Ad esempio, la crescita economica ha portato a un maggiore utilizzo della plastica, che una volta smaltita non si degrada. Quindi c’è uno stock sempre crescente di plastica nei mari e nell’ambiente, che è sia antiestetico ma anche dannoso per la fauna selvatica.
Crescita economica senza danni ambientali

Alcuni ecologisti sostengono che la crescita economica conduca invariabilmente a danni ambientali. Tuttavia, ci sono economisti che sostengono che la crescita economica può essere coerente con un ambiente stabile e, ancora, con un miglioramento dell’impatto ambientale. Ciò comporterà un passaggio dalle non rinnovabili alle rinnovabili.
Un rapporto recente suggerisce che l’energia rinnovabile stia diventando meno costosa, rispetto a forme di produzione energetiche più dannose, come la combustione del carbone. Questo – nel 2018 – ha portato a un calo del 39% delle nuove costruzioni avviate dal 2017 e un 84% di calo dal 2015.
- Prezzo di costo sociale. Se la crescita economica causa costi esterni, gli economisti affermano che è socialmente efficiente includere il costo esterno nel prezzo. Se l’imposta è uguale all’intero costo esterno, porterà a un risultato socialmente efficiente e creerà un forte incentivo a promuovere una crescita che riduca al minimo i costi esterni.
- Trattare l’ambiente come un bene pubblico. Una politica ambientale che protegga l’ambiente, attraverso regolamenti, proprietà del governo e limiti ai costi esterni può, in teoria, consentire di basare la crescita economica sulla protezione della risorsa ambientale.
- Sviluppo tecnologico. È possibile sostituire le auto alimentate a benzina con auto alimentate ad energia elettrica da fonti rinnovabili. Ciò consente un aumento della produzione, ma anche una riduzione dell’impatto ambientale. Numerosi sono i possibili sviluppi tecnologici in grado di consentire una maggiore efficienza, minori costi e minori danni ambientali.
- Includere la qualità della vita e gli indicatori ambientali nelle statistiche economiche. Piuttosto che puntare al PIL, gli economisti ambientali sostengono che si debba puntare a una gamma più ampia di standard di vita + indicatori ambientali.

Impact economy: le azioni positive che un’azienda può fare
L’atteggiamento di chi fa impatto è costruttivo, poiché l’azienda che non pone gli interessi economici privati prima di quelli collettivi vince due volte. Sull’impatto economico ed ecologico, ogni azienda dovrebbe interrogarsi per comprendere meglio le proprie azioni, e le proprie capacità di ridurre il suo contributo collettivo per ridurre questa impronta ecologica.
In primis, crediamo sia indispensabile che l’azienda stessa ponga in essere comportamenti, buone abitudini e, soprattutto, investimenti che dirigano i consumi e l’impatto sull’ambiente in una tendenza allo zero.
Puntare a ridurre gli sprechi energetici, le fonti inquinanti e il consumo irreversibile di risorse naturali; sono obiettivi che, a nostro avviso, dovranno partire dall’azienda stessa. Successivamente questo raggiungerà anche la propria clientela con metodi che rispecchino i valori del brand.
L’azienda MielePiù ha, negli ultimi anni, investito molto nell’efficientamento energetico e nell’uso di fonti rinnovabili di energia, così come nell’abbattimento di consumi idrici e di microplastiche; adottando un approccio green che raggiunge tutti i dipendenti.
Abbiamo deciso di fare la nostra parte, contribuendo attivamente all’impact economy.
Il nostro contributo per ridurre l’impatto ambientale della casa
Di recente, MielePiù ha aderito al programma Harp finalizzato a ridurre lo spreco energetic, aiutando tutti i nostri clienti a fare lo stesso.
HARP è l’acronimo di Heating Appliances Retrofit Planning, ovvero: Piano di Riqualificazione degli Apparecchi di Riscaldamento. Si tratta di un progetto europeo per incentivare l’uso di tecnologie avanzate per il riscaldamento finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020; che vede coinvolti 18 partner di 5 Stati Membri: Italia, Portogallo, Spagna, Francia e Germania.
La nostra azienda aderisce al programma nella ferma convinzione che l’informazione sia il primo mezzo per combattere lo spreco energetico. Attraverso la conoscenza è possibile attuare azioni mirate ed efficaci.
Cos’è il Tool HARPa?
All’interno del progetto Harp è stata sviluppata un’applicazione che consente di conoscere la classe energetica dell’apparecchio di riscaldamento esistente. Questa applicazione web fornisce anche una panoramica delle alternative più efficienti disponibili sul mercato, insieme ad un elenco dei loro benefici, come il risparmio energetico, quello economico, la riduzione delle emissioni di CO2 e il miglioramento del comfort indoor.

Per saperne di più leggi il nostro approfondimento su questo importante strumento con cui vogliamo abbattere gli sprechi energetici sull’ambiente e contribuire, quindi, all’impact economy in modo virtuoso nei confronti della collettività.